I vini, il cinema, la scrittura: spiragli vivi di normalità e di immaginazione in grado di proiettarci al difuori delle nostre stanze quotidiane, lì dove restano acquartierate le solitudini toccate nel profondo dall’emergenzsa sanitaria e dalle incertezze della contemporaneità. E poi il calcio, il grande calcio, che il 24 novembre, cioé ieri, probabilmente è morto.